


Dopo i rinvii dei mesi scorsi, attuati dal governo per venire incontro a famiglie e imprese in un momento difficile come quello del lockdown, è tempo di mettere mano al portafoglio e pagare una miriade di tasse e imposte.
Tra tutte una delle più esose ed odiate è senza dubbio l’Iva: da anni si discute di una sua modifica, ma finora nulla è stato fatto se non ritoccare al rialzo la sua aliquota.
Ma una riforma radicale potrebbe essere in vista: a dirlo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che in una intervista al “Messaggero” ha spiegato nei dettagli la sua proposta.
Proposta che punta essenzialmente a semplificare le scadenza, in media una al mese, in cui si radunano tutti gli adempimenti in una sola rata. Oggi un’impresa soggetta all’Irpef, considerando solo Irap e Iva, e quindi senza eventuali Imu, Tari, bollo, concessioni, deve pensare a 11-31 appuntamento con il fisco l’anno.
Molto meglio, secondo Ruffini, capovolgere la situazione: il fisco calcola le tasse, chiede al contribuente un ok al prelievo del dovuto, con compensazioni già fatte, e incassa. In alternativa, avanza la richiesta del riconoscimento di un credito per le successive scadenze.
Il numero dei versamenti scenderebbe da un minimo di 4 a un massimo di 12, con un impegno molto ridotto per il contribuente e un conguaglio in sede di dichiarazione. «Con questo sistema – spiega Ruffini – è possibile cancellare tutto il meccanismo attuale di acconti e saldi, nonché la ritenuta sui redditi di lavoro autonomo ed evitando così a monte il sorgere di crediti di imposta versata in più che il fisco dovrebbe poi rimborsare».
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